RESIDUI DELLO SPARO – STUB

ANTEFATTO

Nel mondo forense, ma sopratutto nell’ universo scientifico, anche pochi anni possono portare grossi mutamenti. Due eventi importanti, in questo ambito, sono riportati brevemente qui di seguito:

Il 15 febbraio 2007 l’ASTM approvava una nuova release dello standard per i GSR denominata E 1588 – 07
Oltre a numerose altre modifiche rispetto alla precedente versione E 1588 – 95 (reapproved 2001), una delle la novità più rilevanti è la declassificazione definitiva da caratteristiche a compatibili

Ad ottobre dello stesso anno si teneva a Lione il 15th International Forensic Science Symposium indetto dall’Interpool. Semplicemente, in tale congresso furono recepiti i criteri e le linee guida già fissati nel corso dell’FBI Symposium del 2005 e di alcuni altri lavori nel frattempo pubblicati da ricercatori del settore.

Per gli addetti ai lavori ciò vuol dire che è avvenuto un importante cambiamento nella sostanza, nella tecniche operative, nei protocolli ed infine nella valutazione dei risultati ottenuti.
A breve modificheremo la pagina ripotando in modo chiaro e sintetico tutte le procedure e le relative differenze con il vecchio metodo.
Pertanto, la pagina qui di seguito riportata deve essere considerata non più completamente attendibile visti gli importanti cambiamenti.
Comunque abbiamo lasciato la seguente pagina solo a tilolo informativo e divulgativo.
infine invitiamo i nostri lettori a continuare a leggere le nostre pagine in quanto sempre in continuo aggiornamento.

Grazie

PREMESSA
I residui dello sparo, una scienza intrigante ed affascinante, altamente tecnologica ancora in piena evoluzione sia sulla interpretazione dei dati che sulla ricerca stessa.
Molti scritti sono reperibili sul mercato anche se espressamente incanalati, naturalmente, nel mondo forense. Interessantissime notizie, esperienze e come rappresentarsi di fronte alle problematiche connesse da tali indagini, mi sono state trasmesse direttamente da esperti. Tale scienza la ritengo, tra le più difficili, vasta e complessa proprio perché racchiude materie come la fisica, la chimica, la matematica, l’ingegneria meccanica e la balistica.
L’argomento sarà trattato in modo sintetico e conciso per ovvi motivi.

 

 

 

 

 

GENERALITA’
Un importante elemento di validità probatoria ai fini dell’identificazione dell’autore di un reato ove sia stata utilizzata un’arma da fuoco, è la ricerca dei residui dello sparo.
L’interesse attribuito a questo mezzo di investigazioni riveste una notevole rilevanza tecnica in quanto la stessa scienza è reduce di tipologie di accertamenti in materia considerati insicuri, dubbiosi e litigiosi che non consentivano, appunto, di accertare in “scienza e coscienza” la presenza o meno di particelle derivanti dalla deflagrazione di munizionamento.

 

 

 

 

 

CENNI STORICI
Gonzales negli anni 30 fu il primo ad interessarsi e di istituire un metodo protocollare per individuare i residui dello sparo sulle mani dell’indiziato. Individuò un metodo che prevedeva la spalmatura di paraffina fusa, quindi molto calda, sulle mani degli indiziati. Il fatto che fosse molto calda in teoria avrebbe dovuto dilatare i pori dell’epidermide dell’indiziato e catturare l’eventuali particelle presenti sulla mano, sia particelle combuste e sia non combuste. Il prodotto raffreddato finale, chiamato in gergo guanto di paraffina, veniva sottoposto ad una indagine chimica chiamata Difenilammina. Il risultato finale di tale ricerca, nel caso di positività, era quella che i residui si coloravano di blu. Venne dimostrato che questa colorazione veniva raggiunta, anche, con presenza di urina (nitriti e nitrati) e fertilizzanti, etc.
In occasione delle indagini sull’omicidio del Presidente Kennedy negli USA vennero messe a punto metodiche intese ad accertare la presenza di residui metallici derivanti dalla detonazione della miscela innescante (stifnato di piombo, biossido di bario, solfuro di antimonio, ecc.). Si svilupparono così orientamenti tecnici di ricerca.

NOTIZIE TECNICHE
Durante lo “sparo” di un’arma da fuoco, la notevole pressione e temperatura dei gas di combustione all’interno della canna da un lato produce la fuoriuscita del proiettile dall’altro provoca reazioni chimico-fisiche su piccolissime particelle di polvere da sparo. Queste ultime vengono proiettate fuori dalla stessa arma ed investono le superfici circostanti sotto forma di aerosoli.
Nelle cartucce in genere, si ritrovano due tipi di polvere da sparo:
la polvere d’innesco che trasforma l’energia meccanica di percussione in energia termo-chimica, che successivamente viene trasferita alla polvere di lancio.
la polvere di lancio che realizza la propulsione del proiettile.

 

 

 

 

 

Come componenti dell’innesco si è soliti ritrovare:
-bario nitrato – Ba (N03)2;
-piombo nitrato – Pb (N03)2;
-calcio siliciuro – Ca Si2;
-l’antimonio solfuro – Sb2S3;
-piombo diossido – Pb02;
-piombo solfocianato – Pb (SCN)2;
-piombo stifnato (C6HN3O8Pb);
-alluminio – Al.
Il materiale più comunemente utilizzato per la fabbricazione dei bossoli è l’ottone. L’ottone Cu-Zn 35, il numero indica la percentuale di zinco presente.
Nella fabbricazione dei bossoli vengono, altresì, utilizzati alluminio, zinco, rame ed alcuni tipi di plastica.
Per quanto concerne i proiettili, essi possono essere costituiti soltanto da piombo, oppure avere la parte centrale (nucleo) in piombo ed un rivestimento esterno (mantello) in rame oppure antimonio o nichel.
I residui dello sparo, pertanto, possono essere costituiti oltre che da elementi provenienti dagli inneschi anche da quelli che derivano dalla camiciatura del proiettile e dall’orlo del bossolo.

Quando avviene la deflagrazione all’interno della camera di scoppio di un’arma si succedono in pochissimi secondi tre fasi:
a) una prima fase (cosiddetta PIROSTATICA) caratterizzata dalla combustione della polvere di lancio a volume costante essendo il proiettile fermo. In questa fase la temperatura raggiunge i 2.000 °C e la pressione i 1.400 p.s.i. (pound square inch=libbra x pollice quadrato);
b) una seconda fase (cosiddetta PIRODINAMICA) caratterizzata dalla contemporaneità della combustione a volume costante e pressioni variabili. La temperatura e la pressione raggiungono i massimi livelli: circa 3.600°C e circa 40.000 p.s.i.;
c) una terza fase (cosiddetta di ESPANSIONE) caratterizzata dall’espansione del gas e dal moto del proiettile. Le tre fasi successive si verificano quasi contestualmente alla detonazione dell’innesco.
Come si è già detto, gli elementi metallici come il piombo, l’antimonio ed il bario, che fanno parte della composizione chimica delle polveri da innesco, durante lo sparo, così come altri elementi metallici facenti parte della composizione chimica della polvere di lancio, del proiettile e del bossolo per effetto dell’elevata energia termica e meccanica e dell’alta pressione a cui sono sottoposti, subiscono un processo di fusione e successiva vaporizzazione ritrovandosi pertanto presenti insieme sotto forma di goccioline fuse (aerosoli) che si raffreddano immediatamente venendo ad assumere spesso, ma non sempre, un caratteristico aspetto sferoidale, analogamente al fenomeno dei boli vulcanici, tanto da essere state chiamate FIREBALLS (palle di fuoco).
La forma e la composizione di tali residui, denominati GSR (Gun Shot Residue) o CDR (Catridge Discharge Residue) provenienti dalla polvere innescante durante lo sparo è tale da non lasciare adito ad alcun dubbio ai fini delle indagini. Infatti, non si conoscono allo stato attuale attività umane diverse dallo sparare che possano produrre particelle contenenti insieme piombo (Pb), bario (Ba) ed antimonio (Sb).
Il loro diametro varia solitamente da 0,5 a 50 micron.
IMPORTANTI ELEMENTI per la individuazione, interpretazione e per le conclusioni, sono:
• TEMPI DI PERSISTENZA. Per motivi di gravità, il numero di particelle presenti su di una determinata superficie è destinato a decrescere con il passare del tempo. Parliamo di ore.
• IL NUMERO DELLE PARTICELLE. E’ evidente che l’utilizzo delle svariate tipologie di armi influisce necessariamente sulla quantità di particelle presenti sulla persona indagata. (arma corta, arma lunga, etc)
• MORFOLOGIA E DATI METRICI Molto influenti per le conclusioni risultano: la forma e il diametro. Per esempio ritrovare una grossa particella dopo un lasso di tempo di molte ore è un evento negativo in quanto sono proprio le grandi particelle che a causa della forza di gravità sono le prime a cadere.
• LA BALISTICA. Che dallo studio meccanico dell’arma individua la compatibilità tra numero, qualità ed ubicazione delle particelle presenti.

CLASSIFICAZIONE. Nel 1984, J.S. Wallace e J. McQuillan (del Northern Ireland Forensic Science Laboratory – Belfast) rivisitarono la classificazione di Wolten et Coll. e pubblicarono il lavoro nel vol. 24, pp. 495 – 508 del Journal of the Forensic Science Society “Discharge Residues from Cartridge-operated Industrial Tools”. Ecco una sintesi di pag. 503 e ss.:

“Firearms discharge residue classification”
The following classification system is a modification of that given by Wolten and colleagues [1]. It is based on casework experience with bulk elemental analysis and particle analysis, past laboratory tests on firearms and associated items (including cartridge tools) and the available literature on the chemistry relating to firarms.
…(Omissis)…
This classification system applies to brass-cased, lead-, antimony- and barium-primed ammunition and brass-cased, lead and barium primed ammunition. It is intended as a general guide only, and is shown in Table 4.

Traduzione:
Classificazione dei residui di sparo di arma da fuoco.
Il seguente sistema di classificazione è una modifica di quello dato da Wolten e colleghi [1]. E’ basato su esperienza di lavoro con sistemi di analisi qualitativi e analisi di particelle, su prove di armi e munizioni (incluse quelle per strumenti da lavoro) eseguite in laboratorio e sulla letteratura disponibile concernente la chimica riguardante le armi da fuoco.
…Omissis…
Questo sistema di classificazione si applica a cartucce con bossolo in ottone e innesco a base di piombo, antimonio e bario e a cartucce con bossolo in ottone e innesco a base di piombo e ba¬rio. E’ inteso solo come guida generale ed è riepilogato nella Tavola 4.

TAVOLA 4 – Classificazione delle particelle residuo di sparo1

Univoche
Pb, Sb and Ba
Sb and Ba

Indicative
Ba, Ca e Si2
Pb e Sb
Pb e Ba
Sb (con S)
Sb (senza S)
Ba2
Pb
Pb, Sb e Ba assente 3,4

1.Le particelle di tipo indicativo sono elencate in un ordine approssimativamente decrescente di significatività.
2.S assente o accettabile solo in traccia quando il Ba è presente a livello maggiore.
3.Ciascuna delle sopraelencate combinazioni possono contenere parte o tutti dei seguenti elementi: Al, Ca, S, Si a livello maggiore, minore o in traccia; Cl, Cu, K, Fe, Zn (solo se Cu è anche presente e Zn/Cu minore di 1) a livello minore o in traccia; Mg, Na e P solo a livello di traccia, vedi testo.
4.Le particelle che non contengono Pb, Sb o Ba possono essere considerate indicative se sono composte esclusivamente degli elementi elencati al punto 3. e se sono accompagnate da altri tipi di particelle indicative.

Come è possibile notare le quattro composizioni considerate univoche da Wolten et Coll. si riducono a due soltanto nella revisione di Wallace e Mc Quillan.
Il metodo, protocollato per la prima volta da Wolten et Coll. alla fine degli anni settanta e successivamente rivisto da Wallace e Mc Quillan, non subirà variazioni di rilievo fino alla metà degli anni novanta almeno in relazione al procedimento analitico, che è stato solo migliorato con il continuo aggiornamento della strumentazione utilizzata, certamente oggi più maneggevole ed affidabile di quanto allora non fosse.

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