L’interesse mediatico nei confronti delle scienze forensi ed in particolare nei confronti della balistica, ha prodotto in modo esponenziale l’ingresso nel mondo forense di decine di persone che si propongono come esperti. Per tali motivi, volendosi accreditare tramite gli spazi mediatici, espongono soluzioni e progetti che, sempre secondo questi, supporterebbero scientificamente il mondo giuridico forense. Con queste loro proposizioni, spesso e volentieri si presentano in programmi televisivi con interpretazioni personali su casi delittuosi avvenuti in Italia.
Nella mia qualità di Presidente dell’Associazione Nazionale degli Esperti Balistici (A.N.E.B.), ritenendo che molte di queste proposizioni possono apparire, a persone non esperte in materia, come una verità, ho l’obbligo di evidenziare che le loro proposte tecniche non sono sufficienti se non del tutto inesistenti scientificamente. Anzi, senza sottocere il mio pensiero, alcune di queste rappresentazioni sono fantasiose a tal punto da scivolare nel paradosso. Ecco perché ritengo che le materie forensi debbano trovare urgentemente un protocollo scientifico d’intesa. Tale problematica è stata affrontata dal Laboratorio di Fonetica sperimentale dell’UNICALdi Rende (CS), dove il prof. Luciano Romito ha fondato il GFF (Gruppo di Fonetica Forense) unitamente con AISV (Associazione Italiana scienza della Voce) per riuscire a definire i protocolli scientifici e la figura tecnica inerente le loro discipline.
Tale giusta strada dovrebbe essere affrontata anche dalle altre discipline forensi, per non alimentare diatribe sulle materie e sulle figure che possono operare, per esempio in balistica ed esplosivistica.
E’ impellente e necessario che i tecnici nella loro cattedra, parlino la stessa lingua forense, i cui protocolli di ricerca e di interpretazione non siano lasciati al singolo, quindi in modo soggettivo, ma sia un dato scientifico oggettivo. Non è accettabile che due eventi tecnici, sovrapponibili uno all’altro, trovino due soluzioni scientifiche diverse, in diversi Tribunali.
Ecco perché auspico, in questa confusione generale, che venga formata una Commissione Scientifica che proponga protocolli e determinazioni, individuando le risoluzioni tecniche oggettive per tutti i problemi evidenziati anche dai Giudici nelle varie sentenze.
Pur difendendo a spada tratta la libertà di parola, non è corretto, per esempio, che pseudo esperti allarmino la popolazione con articoli che infondono l’assoluta mancanza di norme sulla gestione delle armi. Questo non è affatto vero, anzi, in materia di armi le normative italiane sono troppo restrittive e vi sono probabilmente troppe circolari e chiarimenti che confondono l’utente. Non è corretto che strumenti come le lanciarazzi, di nessun nocumento a terzi in quanto la loro destinazione d’uso non ha attitudine a recare offesa alla persona proprio perché il razzetto origina una modesta velocità (circa 30/50 m/sec), siano assimilate ad armi comuni da sparo, mentre armi potenti come le repliche di monocanne ad avancarica la cui velocità (circa 300/400 m/sec) è idonea ad abbattere un animale di grossa taglia anche a 100 metri di distanza, siano considerati armi depotenziate, come un fuciletto ad aria compressa di libera vendita.
Cosi come non è corretto che ogni qual volta avviene un evento delittuoso con una arma legalmente detenuta, si ci scagli sulle normative che regolano tale argomento e non sulle problematiche sociali che causano un tale aumento di aggressioni armate e di suicidi. Certo risulta più comodo circoscrivere la causa in un fatto tecnico-giuridico che non in quello socio-economico-politico.
Infine è utile evidenziare che al di là delle Alpi sia l’Europa che l’America hanno comitati scientifici e protocolli definiti. Anche in materia multidisciplinare come la balistica, avviene una osmosi tra i diversi operatori tecnici, con il massimo rispetto e considerazione tra le diverse competenze.
Sandro Lopez