Il sopralluogo rappresenta il punto di partenza, di fondamentale importanza, in un’inchiesta di polizia. È un momento di cooperazione tra Magistratura, P.G., Polizia Scientifica e Medicina Legale; costituisce, infatti, un aspetto importante delle indagini in cui sono preminenti:
ü L’attenta osservazione e documentazione dei luoghi (congelamento della scena);
ü Una ricerca e raccolta diligente delle tracce che vi si trovano;
Questa è un’epoca di grandi cambiamenti in ambito forense e si predilige sempre di più una specializzazione. Molto importante è riconoscere i concetti essenziali che rimangono alla base di qualsiasi inchiesta e che si riferiscono quindi alle diverse attività di polizia scientifica sul luogo degli eventi e, poi, in laboratorio.
Il lavoro svolto deve essere fondato su competenze tecniche che non possono prescindere da una metodologia operativa razionale e completa, supportata scientificamente e universalmente riconosciuta.
Tra i principali scopi del sopralluogo tecnico vi è quello di “ricercare ed assicurare gli elementi di prova” che diventano mezzi di prova per il Tribunale, nonché quali elementi oggettivi di verifica delle varie ipotesi che vengono prese in considerazione. Infiniti sono gli indizi (che poi diventeranno prove) che possono trovarsi sul luogo di un reato. Oggetti, impronte digitali, materiali biologici, materiali balistici sono solo un esempio della moltitudine di importanti tracce rinvenibili. È necessario quindi un tempestivo intervento da parte degli agenti di polizia e dei servizi tecnico scientifici affinché vi sia una salvaguardia del luogo e delle tracce ivi contenute. Un accertamento eseguito in modo grossolano e frettoloso potrebbe compromettere l’intero procedimento e a volte non rendere la dovuta giustizia. Fotografie, planimetrie e riprese video aiutano sicuramente a raggiungere il principale scopo ossia la fissazione dello stato dei luoghi. Per quanto attiene le tracce e la loro ricerca non sì ci può soffermare solo ad un aspetto quantitativo e qualitativo ma, assume importanza la morfologia delle tracce quindi non solo la posizione ma anche la conformazione e come le stesse possono essersi formate e perché. Tutto questo facilita la visione e ricostruzione di un quadro “dinamico”dell’evento. Volendo si può riassumere così le fondamentali tappe di un’investigazione partendo dal luogo fino ad arrivare al “giudice”:
Di carattere squisitamente procedurale e morale è l’assunto che non solo bisogna avere “professionalità” nel sopralluogo ma importante è anche il momento successivo, dove le ipotesi si fanno “largo”, tenendo sempre bene a mente che non sempre le cose sono come appaiono e che nell’affrontare un delicato momento, com’è una vicenda giudiziaria, non sì ci deve “innamorare” di una tesi o di un’idea; questo sarebbe fuorviante.
La garanzia dell’obbiettività nell’accertamento dei fatti è data nel momento in cui si prende in considerazione e si verificano tutte le ipotesi possibili, anche le più astruse e inverosimili e ovviamente ( questo è il perno centrale dei valori del giusto processo) la garanzia è massima quando si prendono in considerazione anche gli eventi e gli indizi che discolpano o che comunque “ veleggiano su altri lidi”. Quello che è stato esposto brevemente fin qui, è la teoria. Ben diversa è la pratica o, per meglio definirla, l’azione sul campo. Oggi, purtroppo, immergendosi nell’intimo dei casi giudiziari ci si rende conto che allo stato dei fatti una vera e propria organizzazione metodologica non c’è!. Eclatanti entrano nelle nostre case i casi che, portati alla ribalta dai media, raccontano di vicende giuridiche “rovinate” da una cattiva gestione dei dati ottenuti o spesso da un cattivo sopralluogo.
Ma c’è di più di quello evidenziato dal circuito mediatico. Tante sono le vicende, da creare un vero e proprio sottobosco di cattiva gestione non portato alla luce dai giornali.
“ Errare umanum est ” dicono i filosofi… ma perseverare???
Un esempio per tutti può essere l’inquinamento della scena del crimine, involontario o meno che sia, è un fatto gravissimo che porta a conseguenze ancora più gravi. Basta immaginare cosa può significare in termini umani mettere in galera qualcuno sulla base di errati presupposti che ovviamente generano errate conclusioni. Nessuno di noi è veramente tutelato se prima non si creano le forti basi sulle quali poggia l’articolo 111 della Costituzione. Frasi come “contraddittorio tra le parti in condizioni di parità”, “terzietà e imparzialità del giudice”, “ragionevole durata” sono ben radicate sulla carta ma poi tutto contrasta con l’impreparazione nella vita. Com’è accettabile che il sopralluogo diventi un momento di confusione? Dovrebbe essere un atto rinchiuso in regole rigide ed eseguito da personale preparato.
Errare è umano, dare la colpa a un altro ancora di più. M. Jacob.
Barbara Lopez